Non Temerò Alcun Male by George Pelecanos

Non Temerò Alcun Male by George Pelecanos

autore:George Pelecanos [Pelecanos, George]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Thrillers, Fiction
ISBN: 9788858509944
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2013-10-07T22:00:00+00:00


16

Short Man Monroe attraversò il parcheggio esterno del D.C. General. Gli avevano risistemato, fasciato e incerottato il naso. Aveva gli occhi tumefatti e iniettati di sangue. Per stargli dietro, Alan Rogers fu quasi costretto a correre.

«Ehi, rallenta.»

«Col cazzo» rispose Monroe. «Dov’è finita la Z?»

«È qui in giro da qualche parte.»

Monroe prese due pastiglie di codeina che gli aveva dato il dottore del pronto soccorso, se le sparò in bocca, piegò indietro la testa e le mandò giù senza acqua. Sentì il trillo di un cercapersone.

«È il tuo?»

«Sì.»

Rogers tirò fuori il cicalino dai Lee e guardò il numero.

«Tutt e Murphy.»

«Chissà cosa vogliono» disse Monroe.

«Lo scopriamo subito.»

«Non richiamarli. Avrebbero dovuto toglierci dai casini prima. Dove cazzo erano quando Vietnam è arrivato di corsa?»

«A fare il loro normale lavoro di poliziotti, immagino.»

«Già, be’, Tyrell saprà di questa storia, poco ma sicuro.»

Trovarono la Z. Monroe lanciò la mancia al parcheggiatore etiope e partì sgommando.

«Dovunque ti giri, trovi questi stranieri figli di puttana» disse Monroe.

«Era africano.»

«Vengono qui a rubarci il lavoro.»

«Tu non stai cercando nessun lavoro, Short.»

«Chiudi la bocca.»

Monroe accostò davanti a un negozio di liquori. Entrò, prese dal frigo una bottiglia da un litro di Olde English e gridò alla donna coreana dietro il bancone di dargli un elenco telefonico del Maryland.

Il marito e Monroe rimasero a fissarsi mentre lei andava nel retro. Ricomparve con l’elenco. Monroe lo aprì e trovò quello che cercava mentre la donna batteva lo scontrino.

«Ho scoperto il numero di quel posto» disse Monroe dopo essere tornato in macchina.

«Quale posto?» chiese Rogers.

«L’Installazione Elettrodomestici. È così che ha detto il ragazzo, no?»

«Credo di sì. Adesso cosa facciamo?»

«Si comincia» disse Monroe. Svitò il tappo della birra e ne bevve un sorso.

«Forse dovremmo chiamare Tutt e Murphy.»

«Prima dobbiamo sistemare quel figlio di puttana» rispose Monroe.

«Cazzo, Jumbo, la smetti di fare casino? Un po’ di rispetto per la mia ragazza» si lamentò Chink Bennet.

Jumbo Linney stava affondando la mano in una confezione gigante di patatine. Il rumore del sacchetto si univa ai grugniti, ai gemiti e all’ansimare degli uomini che si stavano masturbando intorno a loro.

«La tua ragazza? Adesso è la tua ragazza? Credi che Vanessa ti conosca, Chink? Da quel che mi ricordo, tu non l’hai mai avuta una ragazza. L’ultima volta che hai toccato un sedere è stata quando ti si è rotta la carta igienica mentre ti pulivi il culo. Ah, ah, ah.»

«Questa non la sentivo dalle elementari.»

«Giusto alle elementari un piccoletto come te può avere un po’ di movimento. Ti ricordi la foto di gruppo che facevano tutti gli anni? In prima fila ci mettevano sempre gli stronzetti. Per la tua faccia da culo da nano di Fantasilandia facevano una prima fila in più.»

«Silenzio» disse qualcuno alle loro spalle.

«Andate a farvi un giro» aggiunse un altro in fondo al cinema.

«Mi accompagni tu fuori?» urlò Linney.

«Calma, Jumbo» disse Bennet.

«Quel negro vuole farmi incazzare.»

Bennet e Linney erano seduti a due sedili di distanza perché nessuno pensasse che erano finocchi. Il Gayety Theatre non era molto pieno allo spettacolo pomeridiano del sabato. “Ingresso



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